Dossier:

Federico Fellini: Oltre l'estetica neorealista di Giovanni

Le notti di Cabiria (1957)

7.1 La vita riprende

Cabiria (Giulietta Masina) è un'ingenua prostituta che vive alla periferia di Roma in un cubo di cemento che lei chiama casa. Il film si apre con Cabiria gettata nel Tevere dal suo ragazzo, Giorgio, che la deruba della borsetta che conteneva solo 40 mila lire. Salvata da alcuni ragazzini, lei non sa nuotare, torna nella sua abitazione dove l'amica e vicina di casa Wanda (Franca Marzi), anche lei prostituta, le fa capire che la caduta non era una disgrazia, come Cabiria finge di credere, ma un tentativo di omicidio. Incredula caccia l'amica, ma poi prende le cose di Giorgio e le brucia.
Il luogo dove la giovane batte è la passeggiata archeologica.  Una delle prostitute, Marisa, si è comprata la seicento e la sta mostrando alle colleghe. Al suono della radio della macchina Cabiria si lancia in uno scatenato mambo che provoca gli insulti di Bomba atomica, una veterana del marciapiede. Scoppia tra le due una rissa che viene sedata portando via Cabiria in seicento. Sulla macchina il pappone di Marisa cerca di convincerla a mettersi sotto la sua protezione, ma lei rifiuta e si fa lasciare in via Veneto. Arrivata davanti ad un night assiste ad una furiosa lite tra il divo Alberto Lazzari (Amedeo Nazzari) e la sua donna Jessy (Dorian Gray). Abbandonato dalla donna, Lazzari nota Cabiria e la porta con sé prima in un night e poi nella sua lussuosissima villa sull'Appia antica. Rimasti soli nella stanza da letto il divo si informa sulla vita della prostituta che gli racconta con orgoglio della sua casa. Poi incredula per tanta fortuna piange perché sa che nessuno potrà mai crederle. Per ricordare la sua avventura gli chiede un autografo. In quel momento arriva Jessy. Lazzari fa entrare Cabiria in bagno da dove questa osserva la riconciliazione tra i due. La mattina seguente Lazzari fa uscire la giovane dal bagno e le da un po' di denaro.
Le prostitute si recano in gruppo al santuario del Divino amore in compagnia di un vecchio spacciatore di cocaina storpio che vuole la grazia della Madonna per tornare a camminare. Anche le prostitute si fanno coinvolgere dall'atmosfera di devozione e invocano anche loro Maria. Ma non ci sono miracoli e Cabiria, ubriaca e amareggiata, insulta tutti perché capisce di non essere cambiata.
Una sera la nostra eroina entra ad assistere ad  uno spettacolo di varietà. L'illusionista che è sul palco la convince a salire. Ipnotizzatala le fa credere di avere incontrato un giovane di nome Oscar che la ama. A questo punto Cabiria rinviene mentre il pubblico la deride e la insulta. All'uscita del teatro viene avvicinata da un giovane ragioniere, tale D'Onofrio, che le chiede di poterla incontrare nuovamente. Si è commosso per la sua sensibilità e si chiama Oscar. Cabiria si reca all'appuntamento e rimane colpita dai modi gentili dell'uomo. Ad un ennesimo incontro Oscar le chiede di sposarla. Cabiria sconvolta cerca di spiegargli che vita fa, ma l'uomo le dice che il passato per lui non conta. Cabiria accetta e pazza di felicità va a dirlo a Wanda.
Cabiria vende tutto e si prepara a traslocare. Intanto racconta a Wanda che si trasferisce a Grottaferrata dove Oscar ha comprato un negozio. All'uscita dal cubo c'è già una famiglia di sei persone che aspetta di entrare. Salutata Wanda tra le lacrime, Cabiria raggiunge Oscar. Dopo aver cenato in una trattoria di Castel Gandolfo, Oscar la porta nel bosco dove la bacia. Arrivati ad un promontorio Oscar cambia aspetto, comincia a sudare nervosamente. Cabiria lo guarda e capisce che la vuole uccidere. Distrutta gli chiede di mettere fine alle sue sofferenze perché non vuole più vivere. Oscar, impaurito, si limita a rubarle la borsetta, dove ci sono 750.000 lire, e fugge.
E' notte, Cabiria esce lacera e disperata dal bosco dove Oscar l'ha lasciata. Sulla strada che lei percorre, lo sguardo nel vuoto, incontra dei ragazzi provenienti da una festa. Le ballano intorno, come per farle festa. Una ragazza le dice: "Buonasera". La vita riprende, Cabiria si guarda attorno con riconoscenza e poi, rivolgendosi alla macchina da presa, abbozza un sorriso.

7.2  Il potere della porpora

7.2.1 Nuove relazioni

L'insuccesso precedente ha di molto diminuito la credibilità di Fellini nel mercato cinematografico. Il suo produttore Goffredo Lombardo, presidente della Titanus, lo prega di stracciare il contratto che prevedeva che l'autore romagnolo girasse un altro film. Senza lasciarsi influenzare dai risultati dell'opera precedente, Fellini si mette alla ricerca di un nuovo soggetto e di un nuovo produttore. Li trova entrambi agli inizi del '56. La storia prende spunto da due incontri avvenuti nei mesi antecedenti. Sul set de Il bidone la troupe aveva fatto la conoscenza di una prostituta che viveva in una baracca - pollaio nella baraccopoli sotto l'acquedotto Felice. Fellini rimane impressionato dalla vitalità di questa donna, di nome Wanda, che aveva tentato per tre volte il suicidio a seguito di delusioni amorose, riuscendo sempre ad uscirne con ottimismo. L'unica legge che riconosce è quella dell'amore: "Se nun voi bbene a l'antri che te resta?"1 D'altro canto il problema della prostituzione era già stato trattato dal cineasta romagnolo quando, nel 1951, aveva scritto la sceneggiatura di Persiane chiuse, di cui aveva girato alcune scene mentre si aspettava che la produzione trovasse un regista in sostituzione di Gianni Puccini che era fuggito in seguito ad una crisi.
 Il secondo incontro è quello che avviene con Giorgio Tirabassi detto "l'uomo del sacco" che servirà ad ispirare un episodio che viene poi tagliato per la pressione effettuata dagli ambienti ecclesiastici. Tirabassi era un personaggio molto singolare. Usciva ogni sera verso le 22 con dei sacchi che contenevano viveri, indumenti e medicine da distribuire agli sbandati di Roma di cui conosceva perfettamente nascondigli e abitudini. Credeva di aver avuto l'ordine di fare queste opere di bene da Dio, ma non apparteneva ad alcuna associazione religiosa e viveva di offerte di privati. Con queste donazioni è persino riuscito a costruire una chiesa piazzata in un luogo sperduto.2
La conoscenza di questo personaggio avviene tramite Pinelli che ha collaborato per qualche anno con lui. Durante la preparazione del film i due partecipano spesso alle incursioni notturne dell'uomo, ma ben presto Fellini si stanca e inizia ad approfondire la conoscenza di una parte di mondo molto meno filantropica. Accompagnato da Pasolini, Fellini può partecipare e assistere in prima persona alla vita notturna delle borgate romane, mondo che gli era stato svelato dalla lettura di Ragazzi di vita, romanzo scritto dallo stesso Pasolini. Insieme allo scrittore  e allo scenografo Gherardi scorazza per la passeggiata archeologica e per gli altri centri del malaffare capitolino dai nomi medievali: Guidonia, Tiburtino Terzo, Infernetto, Cessati spiriti. Il poeta lo aiuterà a rendere credibile i dialoghi, collaborando attivamente alla sceneggiatura e conducendo il regista "come se fosse Virgilio e Caronte insieme, di entrambi aveva l'aspetto".3
La preparazione è attraversata da due importanti avvenimenti. Il più doloroso si verifica  verso la fine di maggio quando  improvvisamente muore per infarto il padre di Fellini: Urbano. Quanto sia significativa la scomparsa del genitore è facilmente intuibile dai richiami presenti in La dolce vita  e in Otto e mezzo.
L'altro episodio è il conferimento dell'Oscar, per il miglior film straniero, a La strada. Tuttavia, più che essere colpito dalla affermazione, Fellini ricorda maggiormente l'emozione di trovarsi spalla a spalla con le star del sistema hollywoodiano: Liz Taylor, Gary Cooper, Cary Grant, James Stewart, Frank Sinatra, Bing Crosby, Clark Gable. Per lui "la cerimonia della consegna dell'Oscar ha il fascino delle caricature; è la caricatura del Giudizio Universale, la resurrezione della carne".4  Un atteggiamento, come si vede, assai disincantato che assume, nella descrizione, un tono quasi surreale.

7.2.2 Il sigillo cardinalizio

L'annuncio dell'inizio delle riprese de Le notti di Cabiria crea preoccupazione negli ambienti culturali in quanto cade nel vivo del dibattito parlamentare in atto per l'abolizione delle case di tolleranza. 
Dopo uno  sfortunato incontro con la senatrice Merlin, di cui parleremo più avanti, la preparazione del film  prosegue pur suscitando grandi timori tra i politici e gli ambienti ecclesiastici tanto che qualcuno ipotizza che il regista, per facilitare il lavoro, firmi una carta in cui autorizza preventivamente ogni taglio della censura.
Mentre il film è in fase di montaggio escono le prime polemiche. Nicola De Pirro, direttore generale dello spettacolo, fa trapelare che ci sono molte apprensioni per i presunti contenuti immorali e magari blasfemi del film.5 Inoltre il sindaco di Roma, il democristiano Salvatore Rebecchini, ha intenzione di protestare perché ritiene scandaloso mostrare una parte monumentale della città, la passeggiata archeologica, come centro del vizio e  della criminalità. Ovviamente tace che il luogo è sede della prostituzione romana e dimentica che la stampa sta dando ampio rilievo al "martellatore della Passeggiata Archeologica", uno psicopatico che ha già ucciso diverse donne.
Questi elementi, oltre all'ovvia scabrosità del soggetto, spingono la Censura a rinviare il visto che consentirebbe al film di partecipare al Festival di Cannes. Nessuno si sbilancia, ma è evidente che le possibilità di ottenere il visto è legato ad una serie di tagli concordati dopo una lunghissima contrattazione.
Vista la situazione disperata, Fellini tenta l'ultima carta e si rivolge ad un padre gesuita, Angelo Arpa, un amico che gli era stato presentato alcuni anni prima da Brunello Rondi. Arpa, introdotto negli ambienti curiali genovesi, suggerisce di mostrare il film al Cardinale di Genova Giuseppe Siri, il più giovane cardinale d'Italia, che è anche il potentissimo presidente della Conferenza Episcopale Italiana da cui dipendeva il CCC e l'Azione Cattolica.
L'opera viene mostrata segretamente al cardinale in una saletta vicina al porto di Genova. La proiezione avviene dopo la mezzanotte. Resta inteso che il prelato parlerà con Fellini solo se il film è di suo gradimento. L'intervento di Arpa, che durante la proiezione ha aiutato Siri a comprendere  la vicenda umana e spirituale di Cabiria, convince il cardinale ad intercedere perché la censura elimini i veti precedentemente posti.
L'assenso del cardinale spalanca tutte le porte. La censura concede immediatamente il visto e cade  anche ogni resistenza ministeriale. L'unico sacrificio richiesto è il taglio dell'episodio in cui si mostra l'uomo del sacco. Le motivazioni sono misteriose. Kezich sostiene che il taglio è frutto di un compromesso con la chiesa in quanto "la carità non va sottratta ai suoi canali legittimi“; padre Arpa sostiene, invece, che la decisione è stata presa in quanto l'episodio appariva fuori dall'ottica del film.6
Non appena si sparge la voce della visita a Siri, inizia una polemica contro Fellini e la sua presunta sottomissione al potere ecclesiastico. Ma anche i critici marxisti, come Aristarco, restano impressionati e sorpresi di fronte alla dimostrazione di potere data dalla chiesa italiana.7
Non solo, l'intervento diretto di Siri ha zittito coloro che precedentemente si erano mostrati scandalizzati dall'ambientazione del film e che, di colpo, si trovano senza argomenti e sono costretti a battere in ritirata. Ottenuto il visto di censura la pellicola va al festival di Cannes dove Le notti di Cabiria riscuote un enorme successo e Giulietta Masina riceve il premio quale migliore attrice protagonista.
Il trionfo sulla croisette spiana la strada al film che, uscito in patria, riceve recensioni tutto sommato positive anche se non mancano rilievi e appunti da parte di alcuni critici. A molti non piace la scena dell'ipnotizzatore, ad alcuni il finale, altri ancora rilevano come la narrazione sia discontinua e non sempre armonica.8 Aristarco muove a Fellini,  una volta di più, l'accusa di cadere nell'artificio letterario in alcuni momenti del film.
Ma, a sottolineare la debolezza sempre più manifesta di una parte della critica militante, la maggior parte dei giornalisti specializzati è positivamente colpita dall'ultima fatica felliniana e loda la maturazione compiuta dal regista.
Estremamente favorevoli sono le posizioni espresse dai critici appartenenenti al mondo cattolico come il padre gesuita Nazareno Taddei che su Letture, un periodico vicino alla Compagnia di Gesù, esprime la sua ammirazione per Le notti di Cabiria affermando che "La tematica di Fellini [..] sta portando a maturazione il germe del miglior Rossellini; finalmente in neorealismo più sincero e più valido spezza i confini del pessimismo senza fondo e prende per oggetto la realtà vera e completa."9 Lo stesso CCC (Centro Cattolico Cinematografico) si schiera ovviamente a favore dell'opera di Fellini (non poteva certo smentire il presidente della CEI) affermando che "L'impostazione del film è positiva. Vengono infatti messi in risalto il calore della vita e il desiderio di redenzione anche in creature che le circostanze - più che la colpa personale - hanno ridotto all'abiezione. L'argomento e alcuni situazioni, quale ad esempio la sequenza del Santuario, che può destare qualche perplessità, fanno riservare il film agli adulti di piena maturità morale".
Il successo di Cannes lancia internazionalmente il film che comincia a ricevere premi e attestati da tutto il mondo. Le notti di Cabiria  viene distribuito persino in Egitto nel 1958 e colpisce anche la fantasia di Nasser che invita la Masina nel palazzo presidenziale. Inoltre l'attrice riceve proposte amorose da parte di un importante uomo d'affari del Cairo che le offre dei gioielli. Nulla è vietato alla coppia regina del cinema italiano a cui sono aperte tutte le porte del jet set americano. Addirittura Jacqueline Kennedy organizza alcuni anni più tardi un party in onore di Fellini.10
A coronamento di tutto questo giunge il secondo Oscar consecutivo decretato dall'Academy Awards of films.

7.2.3  Lazzari o Nazzari?

Alcune ulteriori curiosità sono importanti per decifrare il film. L'idea dei due tentativi di omicidio che Cabiria subisce scaturisce  in seguito ad un grave fatto di cronaca avvenuto poco tempo prima:  il ritrovamento in un lago del cadavere di una donna, una prostituta, senza la testa. L'avvenimento aveva suscitato una viva impressione nell'opinione pubblica ed era stato al centro dell'attenzione della stampa per diverso tempo.
Un altro importante spunto per la realizzazione della pellicola si deve al caso. L'idea dell'incontro tra la prostituta e il divo non era infatti nuova, ma risaliva ad alcuni anni prima, quando Fellini l'aveva proposta a Rossellini per il film a episodi L'amore. Il rifiuto della Magnani, protagonista del film, l'aveva fatta cadere nel dimenticatoio. Quando viene poi ripescata per Le notti di Cabiria viene scelto per la parte del divo Amedeo Nazzari. Viene spontaneo, a questo punto, disegnare la scena sulla pelle di Nazzari famosissimo per i suoi atteggiamenti divistici. Tutto quello che era narrato nel film - come conferma lo tesso Fellini - corrispondeva al   vero: l’interno della casa con armadi, vestiti, scarpe in numero impressionante. Nazzari aveva almeno venti vestiti in Principe di Galles e possedeva almeno 500 paia di scarpe.11 Il gioco diventa talmente manifesto che, superate le perplessità iniziali di Nazzari, il personaggio viene chiamato Alberto Lazzari.
Il successo dell'ultima opera conferisce sicurezza  a Fellini che si getta nella realizzazione di Viaggio con Anita, racconto autobiografico che prende spunto dalla recente morte del padre. Il progetto svanisce perché l'attrice prescelta per il ruolo di Anita, Sofia Loren, non è più disponibile a lavorare con De Laurentis dopo la rottura avvenuta tra questi e il suo socio Carlo Ponti produttore e marito della Loren.
A questo punto il cineasta riminese matura l'idea di fare un affresco del mondo festaiolo di Roma, in poche parole decide di parlare di  via Veneto, allora centro della vita notturna capitolina. Il cinema italiano ha intanto scoperto casualmente un nuovo filone che gli permette di allontanare la crisi produttiva e che apre un mercato internazionale imprevedibile: il film mitologico. Alla fine del 1956 esce un film a basso costo Le fatiche di Ercole diretto da Pietro Francisci. Questo genere cinematografico spezza "le catene del colonialismo cinematografico e apre una nuova era in cui i prodotti sono più differenziati [...] e lo scontro tra produzione nazionale e americana può finalmente cominciare a registrare una serie di round di relativa parità".12
                                                                                                                

7.3  Guerre e silenzi

7.3.1 La "missione" di Lina Merlin

Probabilmente per facilitare la lavorazione e la distribuzione del film, Fellini e Pinelli si recano  dalla senatrice Merlin promotrice del progetto di legge per la soppressione delle case chiuse. I due, esterrefatti, assistono ad una dimostrazione pratica della senatrice socialista che mostra loro sulla lavagna come le case di tolleranza fossero da abolire sulla base di un calcolo che aveva come elementi il numero di orgasmi di cui ha bisogno mediamente un uomo rapportato al numero di donne esistenti. Inoltre, la Merlin rammenta le parole che sua nonna le disse al momento del matrimonio: "Ringrazia le puttane se ti puoi sposare in bianco!" Questa affermazione era una delle molle che l'avevano spinta a presentare il progetto di legge.13
La personale guerra intrapresa  da Lina Merlin contro le case di tolleranza è iniziata nel 1949, quando la senatrice socialista ha presentato per la prima volta in parlamento una proposta di legge in tal senso. Decaduto nel corso della legislatura, il progetto viene ripresentato in Senato nel 1953 per essere approvato il 21 gennaio 1955. Nell'ottobre dello stesso anno passa alla Camera dove inizia una lunga discussione che ha termine solo tre anni dopo con la definitiva promulgazione della legge che porta ad uno sconvolgimento del costume degli italiani.
L'iter parlamentare della legge è stato particolarmente tribolato. Se le forze di sinistra vedevano nella regolamentazione una forma di oppressione sociale che serviva solo a coprire i soprusi della borghesia che utilizzava il regolamento per sfogare i bassi istinti con donne ritenute di classe inferiore; per molti esponenti democristiani questo sistema diminuiva i rischi di contagio fisico e morale e costituiva uno scudo contro il disordine. Quindi, pur essendo obbligati, in quanto cattolici, a disapprovare la legalizzazione continuata del peccato da parte dello stato, mancava ogni volontà di facilitare la discussione della legge e la sua successiva approvazione. Altro argomento forte era la risoluzione dell'ONU che nel 1947 aveva condannato le case chiuse e il fatto che l'Italia era rimasto il solo paese occidentale a possedere ancora una legislazione di tal genere.
E' difficile trovare dati completi sul numero di prostitute in Italia nel periodo, tuttavia ad un convegno organizzato a Roma nell'aprile del 1950 dalla Società di Medicina Sociale, si afferma che le case aperte in Italia sono 717 con una presenza media di circa 4.000 meretrici.14 La paura di una diffusione incontrollata delle malattie veneree, che si è verificata puntualmente nel 195915, è uno degli argomenti portati dagli antiabolizionisti.
Prevalsero, ovviamente, gli abolizionisti che promettevano così di "porre fine alla schiavitù delle prostitute che garantiva gli interessi di un gruppo ricco, ben organizzato e seminascosto."17
Gli abolizionisti contavano anche sul fatto che molte prostitute scegliessero di cambiare tipo di esistenza se fosse stato mostrato loro che esistevano possibilità alternative di vita.
Il voto finale alla Camera, 385 a favore del disegno di legge e 115 contrari, dimostra la spaccatura nel paese. L'alto numero dei voti contrari - solo il MSI e alcuni esponenti del partito monarchico avevano espresso pubblicamente il loro dissenso - mostra come moltissimi deputati di tutte le estrazioni politiche erano a favore della regolamentazione.
Nella società civile moltissime furono le reazioni negative alla chiusura dei "casini". Pinelli sostiene che è stato un trauma collettivo, la scomparsa di una istituzione che faceva parte integrante della società e del modo di pensare della gente. A prescindere dal parere di Pinelli, vale la pena di ricordare la posizione assunta da personaggi come Aldo Palazzeschi e Indro Montanelli. La loro posizione e quella di altre importanti personalità fornisce una patente di credibilità all'episodio del divo mostrato nel film. Se anche un divo del cinema rimorchia una prostituta senza nessuno scrupolo o vergogna - un comportamento che peraltro si ripete ne La dolce vita - è evidente che nel costume degli italiani esisteva un atteggiamento ben diverso (almeno per la parte maschile) verso il fenomeno da quello che la Merlin credeva o voleva far credere.
Tutta questa discussione appare certo strumentale, come dimostra il film di Fellini, in quanto la prostituzione non era certo affare solo di 4.000 "lucciole" autorizzate. La passeggiata archeologica, dove si muove Cabiria, era popolata da donne e uomini disperatamente alla ricerca di un guadagno e che, a prescindere da ogni tipo di regolamentazione, erano presenti  sulle strade di tutta Italia.
Questi esseri umani vivono, come dice esplicitamente Cabiria, sotto i ponti, in case diroccate. Lei, invece, proclama orgogliosamente al divo che ha una casa tutta sua con l'acqua, la luce e il gas. Una abitazione che è un cubo di cemento, con una sola finestra, piazzato in mezzo alla campagna di Acilia, alla periferia di Roma. Un buco che è così appetito da essere immediatamente acquistato quando la ragazza se ne disfa nel momento in cui accetta la proposta di matrimonio di Oscar. Quando abbandona la casa le subentra una famiglia di sette persone che ha portato tutti i mobili di casa su di un carretto trainato dal capofamiglia.

7.3.2  Il "sacco d'Italia"

E' questo, infatti, il periodo del cosiddetto "sacco di Roma". Durante il grande boom edilizio, durato dal '53 al '63, i grandi proprietari immobiliari, tra cui il Vaticano, si gettarono in una vorace speculazione edilizia con la complicità delle amministrazioni comunali. Ogni zona della capitale fu invasa dal cemento al punto che, ancora nel 1970, una casa su sei è abusiva18. Un'inchiesta del settimanale L'Espresso pubblica una inchiesta dal titolo Capitale corrotta: nazione infetta. All'interno dell'articolo viene descritto l'Assessorato all'edilizia romano come un luogo dove "I funzionari sono quasi sempre fuori; al loro posto, lavorano privati cittadini che sono entrati per vedere a che punto stanno le loro pratiche [...]  e fanno come se fossero in casa loro"19.
La speculazione edilizia non riguardava, d'altro canto, solo la capitale. E' questo il risultato di precise scelte politiche; il governo lascia la massima libertà agli imprenditori edili non volendo mettere mano ad alcun provvedimento per la tutela del territorio. Le case crescono rapidamente: dalle 73.400 edificate nel 1950 si passa alle 273.500 del 1957 e alle 450.000 del 1964.20 
Il paesaggio urbano che Fellini mostra nelle sue opere è oltremodo esemplificativo. Da La strada in avanti la periferia di Roma è identificata con i casermoni costruiti in mezzo al deserto: non ci sono, infatti, strade asfaltate; mancano totalmente le opere elementari di urbanizzazione; spesso, come ne La dolce vita, le fognature, che non sono ovviamente collegate ad alcuna rete fognaria regolare, di questi appartamenti si intasavano provocando immensi disagi.
L'alternativa, però, non era certo migliore; la vita nella baraccopoli certo era molto più disagiata. Di fronte alla evidente immobilità delle istituzioni, il cittadino non può fare altro che accettare queste condizioni. Il desiderio di avere una casa di proprietà è fortissimo e l'aumentato tenore di vita che rende possibile questo sogno a molte persone, fa il gioco degli speculatori.
Se il migliorato livello dell'economia italiana consente alla popolazione di cullarsi in qualche illusione, il sistema politico, invece, offre solo segnali allarmanti. La legislatura che si sta per  concludere è stata caratterizzata dalla palese debolezza dell'esecutivo. La formula del centrismo sembra non essere più sufficiente per garantire la stabilità politica e si rende necessaria la costruzione di una nuova alleanza.
La Democrazia cristiana si trova impossibilitata ad agire, divisa com'è tra chi preferirebbe orientarsi a destra, conglobando nel governo monarchici e missini, e chi prediligerebbe uno sbocco a sinistra verso quel Partito Socialista che, seppure ancora rigidamente marxista, ha fornito garanzie della sua democraticità con la ferma reazione all'invasione sovietica in Ungheria. Nell'incertezza, la DC si tiene ancorata al centro e affronta le elezioni del 1958  con qualche timore. Le urne premiano ancora la coalizione di centro. I partiti al governo aumentano la loro percentuale così come si rafforzano i socialisti mentre il PCI si mantiene al livello della precedente tornata elettorale. Calano sensibilmente le destre. Gli elettori sembrano così dare ragione a chi vuole un governo di centro sinistra e, sia pure molto faticosamente, in questo senso si comincia a lavorare. La terza legislatura si dovrebbe, visto i risultati del voto, configurare come di tutta tranquillità. Invece si presenta subito nel segno dell'incertezza.
Una delle conseguenze dell'urbanizzazione massiccia dell'Italia è il drammatico declino della religiosità. E' probabile che negli ambienti ecclesiastici si avvertisse chiaramente la situazione ed è prevedibile che tutto ciò comportasse una reazione furiosa contro tutte le forme di "deviazione" dal sentimento religioso. Tra queste non poteva non esserci il cinema e Fellini con La dolce vita entra involontariamente in questa "guerra di posizione".

7.4 Fellini sul tetto del mondo

7.4.1 Alla ricerca di una nuova religiosità

Le notti di Cabiria ottiene un lusinghiero risultato realizzando circa 600 milioni. L'incasso dimostra la ritrovata vitalità del cinema italiano che sta trovando nuovi canali produttivi e nuovi generi in cui cimentarsi. L'insperato successo dei film - mitologici rilancia la cinematografia nazionale depressa dopo un 1956 disastroso.  Le fatiche di Ercole incassa circa un miliardo alla fine del suo sfruttamento commerciale con una spesa di produzione minima. Gli eroi proposti da questo filone - i vari Ercole, Maciste, Sansone, Ursus ecc. - sono senza paura e praticamente invincibili; portano con sé i valori della libertà e della giustizia, riportano la pace sconfiggendo i malvagi. 
Questi film sono pervasi da un sentimento religioso che ha valore positivo solo inteso come rispetto delle divinità familiari, tipiche della civiltà contadina.21 Se si considera questo con il fatto che il più grande successo della stagione 1957/58 è  il kolossal statunitense  I dieci comandamenti, si può opinare che  il pubblico delle sale cercasse di recuperare, tramite i mass media, una parte dei valori che si stavano perdendo nel passaggio alla società industriale. Il grande esodo dalle campagne e l'emigrazione al nord, dove esisteva una diversa concezione della vita religiosa rispetto al meridione,  determinano  una forte contrazione delle vocazioni sacerdotali ed un calo di presenze alle cerimonie religiose. Da una indagine Doxa del 1956, il 69 per cento degli italiani andava regolarmente a messa la domenica; nel 1962 si scende al 53 per cento.22
La potenza della Chiesa nella società civile resta però fortissima. L'approvazione di un cardinale basta infatti a superare ogni tipo di pastoia burocratica e di veti di censura. Tuttavia la potente chiesa non poteva tollerare che si propagandasse l'opera di un uomo, come il già citato Tirabassi, solo perché non rientrava nella loro organizzazione. La cosa era difficile da accettare al punto che forse (non esistono, infatti, prove al proposito) si è subordinato il taglio dell'episodio all'appoggio presso la censura. La diminuita religiosità dell'italiano viene controbilanciata dalla aumentata influenza nei mass-media e in primo luogo nella televisione su cui la Chiesa esercita un controllo assoluto grazie alla DC. 
E' questo mezzo, infatti, che permette alla Chiesa di porre un freno alle libertà che il cittadino italiano sta scoprendo. Da questo nuovo pulpito si esercita una censura assoluta su tutto quello che non è conforme alla morale cattolica e al "comune senso del pudore".  I film di Fellini sono, perciò, di volta in volta buoni o cattivi se prevedono o meno il pentimento dei protagonisti o se hanno rispetto dei riti religiosi. 
Proprio l'atteggiamento del mondo cattolico verso l'opera del regista romagnolo nel corso degli anni cinquanta è simbolico dell'atteggiamento dell'altro versante ideologico che impera. Uniti, governo e chiesa agiscono contro le deviazioni del consumismo, della modernità attaccando, di volta in volta, il film o il libro che getta ombre sul sistema di vita in atto.
Tutto questo avviene mentre il nome di Fellini è ormai noto in tutto il mondo. Mentre il mondo culturale si interroga sull'appartenenza di Fellini all'uno o all'altro schieramento, i suoi film sono apprezzati in ogni continente. Quando il parroco di Rimini lo considera  come un diavolo per via de La dolce vita23, Jacqueline Kennedy organizza un party in suo onore nel suo appartamento di New York e Giulietta Masina è definita la "Chaplin-donna".

7.4.2 Oltre l'estetica neorealista

Il cinema di Fellini rappresenta agli occhi del mondo il meglio della cultura italiana e, nonostante i pareri di parte della critica di sinistra, l'erede del neorealismo. A testimonianza di questo basta riportare la recensione del critico francese Andrè Bazin, uno dei punti di riferimento della nouvelle vague, che dice: "Ciò che non sono poi tanto lontano dal pensare è che Fellini va più in là nell'estetica neorealista, tanto in là da traversarla e trovarsi dall'altra parte."24
Al di là delle polemiche, Fellini è comunque un personaggio estremamente celebre. Gli Oscar conquistati giocano un forte ruolo in questo. Le affermazioni degli italiani all'estero rafforzano l'orgoglio di una nazione che si è ricostruita nel giro di poco tempo e  anche il Presidente del Consiglio Aldo Moro si fa riprendere mentre riconsegna, davanti alla macchina da presa della Settimana Incom,  l'Oscar a Fellini nel momento in cui questi ritorna in patria. 
L'Italia affronta dunque l'arrivo del 1960 con i migliori presagi. Ma non sfugge a Fellini cosa si è perso in questo trapasso e le insidie presenti in uno sviluppo incontrollato che ha sì portato il benessere, ma che ha in sè i germi della sua distruzione. La dolce vita, probabilmente in modo involontario, non è solo il ritratto di una società, ne è la sua epigrafe funebre.

 

 

 

 

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