Dossier:

Il noir americano nel cinema di Jean Pierre Melville a cura di Luisa Carretti

Verso una definizione dell'universo melvilliano

Caratteristiche dell'eroe melvilliano

Accanto a questi uomini le donne svolgono un ruolo apparentemente insignificante. Innanzitutto Thérèse (la donna di Maurice e di Salignari), incarnazione della femme fatale medio borghese sullo stile di Anna  (Yvonne de Carlo) la protagonista di Doppio Gioco. Anche in questo caso Melville utilizza gli stereotipi del noir per creare un personaggio assolutamente originale: l’incontro con Thérèse non ci fa pensare ad una tipica eroina del noir. Si comporta come una qualunque donna cha ama il suo uomo, cucina per lui e lo aiuta. Ma alcuni piccoli particolari tradiscono la sua vera natura: la sua capigliatura eccessiva ed eccessivamente bionda, i suoi abiti fascianti, il suo vizio del bere, tradito da uno scaffale pieno di bottiglie di whisky. Oltre a questi piccoli indizi, due elementi importanti: un gesto e una foto. Nella seconda sequenza del film , Thérèse si specchia, sistemando con la mano i suoi capelli con un gesto e un’espressione simili  a quello di Ava Gardner in I gangster. Nella stessa sequenza, Silien osserva una foto nella quale la donna assume una posa provocante guardando maliziosamente di fronte a sé. Un femme fatale che, al contrario delle eroine dei film americani, utilizza le sue armi non per sete di denaro o potere, ma per aiutare la polizia nel suo lavoro. Il fine però non importa, perchè con il suo comportamento provocherà la sua morte e quella dei suoi due uomini, Salignari e Maurice.
Un’altra femme fatale è Fabienne: per desiderio di libertà e indipendenza, deciderà di tradire Nuttecchio (il suo uomo), provocandone la morte. In realtà Fabienne è un personaggio molto ambiguo: la sua immagine è quella di donna sottomessa all’uomo che ama, ma i suoi desideri e le sua ambizioni finiranno per distruggere sia la sua vita, sia quella di Nuttecchio e di Silien.
Tutte le donne dei film di Melville (includiamo anche Jane, protagonista di Le Samouraï) sono legate a due uomini contemporaneamente: ad uno dei due per amore, all’altro per convenienza. Sia Thérèse, Fabienne sia Jane per l’uomo che amano sono disposte a tradire (Fabienne), fingersi la donna di un malvivente  (Maurice) o rischiare la prigione (Jane).
Il ruolo di Jane è abbastanza anomalo: la sua forza e la sua determinazione potrebbero salvare Jef dal destino di morte, ma questi  cade nella  ragnatela ordita da un’altra femme fatale: la pianista del night “Martey’s”. Il suo ruolo apparentemente marginale è invece di grande rilevanza: è riuscita ad ammaliare Jef, salvandolo la prima volta dalla prigione. Sembra essere all’oscuro di tutte la macchinazioni che hanno portato alla morte del proprietario del locale, ma scopriremo, verso la metà del film, il suo legame con il capo di Jef, Olivier Rey. Da quel momento in poi il suo ruolo nel film diventa molto ambiguo. Si offre di aiutare Jef, per poi negargli questo aiuto, diventa l’obiettivo del secondo contratto offerto a Jef e probabilmente ne è a conoscenza, come probabilmente è lei stessa a chiamare la polizia che ucciderà l’uomo nell’ultima sequenza del film. Interessanti le parole di Melville sul personaggio della pianista:

“(…) Seule la mort pourra causer sa perte(…) et Jef tombe amoureux de sa Mort. Cathy Rosier, la Mort habillée de blanc, possède le charme de capter, captiver(…)”

Con questo personaggio, Melville porta alle estreme conseguenze le caratteristiche della femme fatale, non più portatrice di morte, ma incarnazione della morte stessa. Se però all’inizio del film Jef riesce a ipnotizzarla, perché non ancora soggiogato da lei, alla fine la sceglierà come la sola strada da percorre per evitare di diventare un perdente.
 Importante la forte influenza che il film Il fuorilegge ha avuto nella costruzione della personalità del protagonista di Le Samouraï.
Raven, il personaggio del film di F. Tuttle è un gangster metodico e glaciale; è un soggetto antisociale che uccide perché trova sollievo alle sue sofferenze (causate da un’infanzia difficile) soltanto nel procurare la morte altrui. Non ha legami di alcun tipo, eccezion fatta per un piccolo gatto, la cui presenza potrebbe caricarsi di significati simbolici: è l’immagine del personaggio stesso, fatta di solitudine e indipendenza. E’ però un personaggio che non ha scelto la sua condizione di uomo al margine della società, tant’è che nel momento in cui una donna gli tende una mano per aiutarlo, l’immagine che era riuscito a creare di sé crolla, mostrando la sua grande vulnerabilità.
J. P. Melville riprende alcune di queste caratteristiche, estremizzandole per creare un figura completamente incorporea e surreale.  Il modo di agire di Jef sembra non essere legato alle particolari condizioni psicologiche del personaggio. E’ un professionista che ha scelto il suo lavoro non indotto da un passato difficile. Uccide senza una motivazione ben precisa, ma lo fa con metodo e grande freddezza. Non ha alcun desiderio sessuale, non beve, non mangia, non possiede nulla. Ha solo due legami: con Jane, la sua ragazza, e con un uccellino.
Con la donna sembra avere una relazione di tipo platonico basata sulla necessità di avere un alibi pronto nel caso in cui la polizia lo dovesse arrestare (eventualità che in effetti si verifica). Sembra un rapporto squilibrato da ogni punto di vista: ad un atteggiamento freddo e distacco di Jef si contrappone la totale abnegazione della ragazza, disposta anche a mettere a rischio la propria reputazione pur di salvarlo. Durnate il primoincontro fra Jef e Jane, questo squilibrio è molto evidente: Jef entra nell’appartamento della ragazza senza nemmeno guardarla negli occhi e dopo essersi seduto, porgendole le spalle dice:

“Ce soir je suis arrivé chez toi vers sept heures et quinze et je suis resté jusqu’à deux heures du matin.”

Jane, dopo avergli spiegato l’impossibilità di sostenere quest’alibi a causa del ritorno del suo uomo ufficiale, afferma con sguardo dolce:

“ J’aime quand tu viens chez moi, parce que tu as besoin de moi.”

La relazione con il suo uccellino invece sembra molto più sentita da Jef. Sembra esserci fra i due una forte intesa. E’ proprio grazie al nervosismo dell’uccellino e al disordine della gabbia dopo la visita dei poliziotti che Jef intuisce di essere spiato. L’uccellino, come il gatto di Raven, è l’unico essere vivente per il quale Jef sembra provare sincero sentimento di  affezione.

copyright