Dossier:

Il noir americano nel cinema di Jean Pierre Melville a cura di Luisa Carretti

Verso una definizione dell'universo melvilliano

L'eroe, Melville e il suo rapporto con le star

Nei paragrafi precedenti lo studio dei personaggi è stato finalizzato ha dimostrarne il fondamentale ruolo, in quanto centro intorno al quale Melville ha costruito il proprio universo. Un universo che partito dalla specificità della realtà parigina (mi riferisco al film Bob le flambeur) ha subito una progressiva evoluzione fino a diventare l’espressione non soltanto di un particolare modo di vedere la realtà (quello del regista), ma della realtà stessa. Nonostante i personaggi che popolano questo mondo appaiano come surreali e disincarnati, attraverso di essi Melville è riuscito a raccontare la natura umana in tutte le sue sfaccettature. Per comprendere questo è necessario soffermarsi anche sul rapporto che instaurava con le star che incarnavano i suoi eroi. Sia con Belmondo, sia con Delon e Lino Ventura si creava un tale livello d’intesa da portare queste star a diventare l’eroe stesso e a riversare su di esso molta della propria personalità. Indicativo in questo senso un piccolo aneddoto riguardo all’attore Alain Delon. Melville racconta che per convincere Delon a girare Le Samouraï gli lesse il copione:

“ Les coudes sur les genoux, les yeux enfouis dans ses mains, Alain m’écoutait sans même bouger, quand brusquement(…) il m’a arrêté: « Ça fait sept minutes et demie que vous lisez votre scénario et il n’y pas encore l’ombre d’un dialogue. Cela me suffit. Je fais le film. Comment s’appelle-t-il? – Le Samouraï», lui ai-je répondu. Sans mot dire, il m’a fait signe de le suivre. Il m’a conduit dans sa chambre: elle ne contenait qu’un lit en cuir, une lance, un sabre et un poignard de samouraï!”

Alain Delon era così simile al personaggio di Jef che nessun altro avrebbe potuto essere tanto perfetto nella parte e comunicare quel misto di freddezza e intensità che fanno di Jef, un eroe tanto complesso e affascinante.
In ogni caso Melville ha sempre costruito i suoi personaggi su misura per le tre star (Delon, Belmondo e Lino Ventura), per le quali provava un’adorazione incondizionata e che era disposto ad aspettare pur di averle per un particolare ruolo. Nell’intervista concessa a Patrick Bureau per Cinéma 68, possiamo leggere quale sia la sua opinione sulle star:

“(…) une star c’est quelqu’un comme tout le monde avec toutefois «something else extra», le petit quelque chose en plus(…) Lino, Jean Paul c’est la même chose. Des sécurités, des certitudes de gestes. Tout est là. Cette notion de la justesse d’une démarche(…)”

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