Dossier:

Il noir americano nel cinema di Jean Pierre Melville a cura di Luisa Carretti

Elementi del noir americano il Le Doulos e in Le Samourai.
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La campagna come luogo di  purificazione

Ultimo elemento importante riguardo al rapporto fra l’ambientazione dei film di Melville e quello del noir americano è il riferimento alla campagna come luogo nel quale purificarsi dalla corruzione della vita cittadina oppure per nascondersi e far perdere la tracce di sé.
E’ un tema tipico del noir americano (pensiamo a Giungla d’asfalto oppure a I gangster) che troviamo in particolare in Le Doulos e Le deuxième souffle. Per quel che riguarda questo secondo film ricordiamo che il protagonista Gu, evaso di prigione, viene nascosto dai suoi amici in una casa nella campagna intorno a Marsiglia, per non essere trovato dalla polizia. Come la tradizione del noir americano insegna, però, non è possibile scappare al proprio destino, e quindi, Gu sarà trovato dalla polizia e indotto con un tranello al tradimento dei suoi compagni.
In Le Doulos, invece, sono tre i momenti in cui si affronta questo tema: durante il dialogo fra Gilbert e Maurice; durante l’interrogatorio di Silien nell’ufficio del Commissario Clain; nell’ultima sequenza, importante perché viene introdotto un altro elemento simbolo della purificazione della città: il cavallo.
Nella prima sequenza citata, Maurice Faugel si reca da Gilbert, che preoccupato per il momento difficile vissuto dal suo amico, gli offre parte del guadagno ricavato dalla vendita di refurtiva, per  permettergi di  ritirarsi in campagna a ritrovare la forza giusta per ricominciare:

Gilbert: “…dès que les receleurs m’auront payé, je te donnerais de quoi aller quelque temps à la campagne…Et tu essaieras de revenir avec une autre tête…” 

Nella sequenza dell’interrogatorio, Silien viene portato da Clain al commissariato per avere informazioni sull’omicidio di  Gilbert Varnove e sul furto di Neuilly.  Silien esprime il desiderio di andare via dalla città in un luogo dove non esistono né poliziotti né malviventi:

Silien: “…maintenant écoutez-moi bien, vous autres à votre tour…Salignari est mort…et moi je laisse tout tomber. Je vais vivre ailleurs, je ne sais pas encore où, mais s’il existe un pays sans police ni truands, ça sera celui-là”.

Silien si riferisce ovviamente alla casa che ha fatto costruire in campagna, a Ponthierry, nella quale progetta di trasferirsi.  Questa, simbolo della purificazione e del cambiamento, è il punto debole sul quale insiste la polizia per costringerlo a fornire loro delle informazioni. E Silien, per paura di vedere contaminato il suo sogno, finisce per cadere nella trappola (almeno questo è quello che lo spettatore percepisce).
Ancora più avanti nel film, Silien fa riferimento alla propria casa e al proprio desiderio di ricominciare una nuova vita: siamo al New York bar, Silien spiega a Maurice come si sono svolti i fatti, svelandogli la vera natura di Thérèse. Alla fine del discorso, nel salutare i suoi amici, Silien pronuncia delle parole che suonano come una previsione del suo destino che si sta per compiere:

Silien: “…J’ai l’intention de me retirer…Je me suis installé à Ponthierry une belle maison isolée sur la colline, je crois que je vais arrêter…Dans ce métier, on finit toujours clochard,… ou avec quelques balles dans la peau…”

 Come nel noir dunque, anche nei film di Melville si materializza l’opposizione città vs campagna e si concretizza l’impossibilità per i protagonisti di purificarsi dal marcio della città. Il loro destino di morte li segue anche al di fuori dell’ambiente urbano, per compiersi inesorabilmente.
Nell’ultima sequenza del film, infatti, Melville ci racconta la morte dei due protagonisti per mano di un sicario americano, pagato dallo stesso Maurice per eliminare il suo amico, convinto che fosse stato lui a tradirlo. La sua fuga verso Ponthierry per avvertire Silien, sarà un inutile tentativo di sfuggire al destino dell’eroe del noir.
Notare come Melville preannunci il disastro, ricorrendo ad un altro degli espedienti molto utilizzati dal noir: il tempo.
Se all’inizio del film, infatti, un vento sinistro e una leggera nebbia definivano l’atmosfera ambigua e corrotta del film, la pioggia intensa in quest’ultima sequenza ci avverte del dramma imminente e contrasta con l’atteggiamento positivo di Silien, sicuro del lieto fine.
Lo stesso accade con il film Le Samouraï in cui il cielo è sempre coperto da una coltre di nubi che rendono l’atmosfera grigia e cupa.
Altro simbolo della purificazione della vita in campagna è il cavallo. Come il protagonista di Giungla d’asfalto pensa alla sua nuova vita in un maneggio, così Silien ha una piccola stalla e un cavallo, che saluta con grandi dimostrazioni d’affetto, prima di attraversare il lungo viale che lo divide dalla morte. Ma per entrambi il cavallo si rivela una falsa promessa: è il miraggio di una vita felice che non potrà compiersi ma nella cui realizzazione i due protagonisti credono fermamente sino alla loro morte.

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