Dossier:

Il noir americano nel cinema di Jean Pierre Melville a cura di Luisa Carretti

Verso una definizione dell'universo melvilliano
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Siliene

L’incontro con Thérèse ci mostrerà tutta la spietatezza di un uomo che usa la violenza senza rimorso, ma con razionalità. Sa quando è il momento di colpire e quando invece è bene usare la diplomazia. Se nel caso di Fabienne preferisce usare la seconda arma (anche perché probabilmente ne è veramente innamorato), nel caso di Thérèse  non si trattiene dal picchiarla fino a farla svenire. Inizialmente, come è normale che sia, non riusciamo a spiegarci il perché. Siamo incuriositi dalla reazione che entrambi hanno quando per la prima volta si incontrano: un campo/controcampo in PP ci mostra la sorpresa e il turbamento nei loro sguardi.  Successivamente un’inquadratura in dettaglio sulla foto di Thérèse che Silien osserva con un sorriso beffardo, ci fa capire che i due abbiano dei segreti da nascondere. Inspiegabile è poi la visita di Silien alla donna. Il sorriso apparentemente gentile con cui Silien le rivolge dei complimenti  è il primo segnale della violenza che sta per esplodere. Silien con calma si prepara a colpire. Si siede sulla sedia, accetta il whisky offertogli da Thérèse e continua a recitare la parte del seduttore con un tono di voce fintamente amabile. In questo caso però i suoi intenti sono traditi da una strana luce negli occhi che rivedremo anche nell’incontro con Nuttecchio. Mentre continua a parlare il suo sorriso e i suoi gesti si fanno sempre più sinistri, il tono della sua voce sempre più canzonatorio, come se lui si stesse caricando per prepararsi a colpire la donna che sembra non capire il motivo della visita. Una volta provocato lo  svenimento della donna, le sue azioni si susseguono in modo ritmato e meccanico, come se stesse mettendo in atto un piano già previsto nei minimi dettagli. Non c’è una minima sbavatura o un imprevisto. Al contrario qualsiasi azione intrapresa da Maurice è nel segno del caotico e dell’istintivo. Nella professionalità e nella precisione è una delle grandi differenze fra le due categorie di eroi melvilliani. Lo stesso Jef non commette alcun errore nell’adempiere il suo contratto: la  retata che i suoi mandanti percepiscono come una défaillance di Jef era stata prevista da lui stesso e probabilmente anche indotta.
  La violenza con cui Silien colpisce la donna ricorda un po’ la reazione che Jef ha nei confronti del killer andato a casa sua per ucciderlo. I loro metodi sono gli stessi, perché entrambi sono degli eroi/asceta. Entrambi agiscono in modo inaspettato, dopo un momento di pausa e di osservazione che sembra caricarli per l’esplosione di violenza che seguirà. Entrambi legato le due vittime con un metodo che Melville dice di aver imparato dai nazisti.
Un’altra grande differenza fra Silien e Maurice è l’onniscenza del primo in opposizione alla cecità  del secondo alla quale ho già fatto riferimento.
Fra i due Maurice sembra quello incapace di rendersi conto di ciò che gli succede intorno: non capisce quale sia la vera natura di Thérèse  e di Silien, ne confonde i ruoli, si lascia influenzare dai pregiudizi degli altri. Significative sono le parole di Gilbert durante la sequenza della sua morte, quando dopo aver spiegato dove si trova la pistola, dice: “…mais si tu veux voir assez clair allume la lampe.” Come se fosse cosciente che Maurice abbia bisogno di qualcuno o qualcosa che lo aiuti a vedere e a capire cosa accade intorno a lui. E il gesto di accendere la lampada corrisponde in una simmetrica incapacità di capire, allo stesso gesto compiuto da Nuttecchio per aprire la cassaforte. Entrambi i personaggi subiscono gli eventi orchestrati da una mente che dissimula il suo coinvolgimento: Silien. E’ stupefacente come Silien sia a conoscenza di tutto, possa prevedere tutte le azioni degli altri perché ne conosce ogni più piccolo spostamento e sembra essere in grado di entrare nella psicologia di chiunque. E’ un Deus ex machina che sa tutto e può tutto. Melville sceglie spesso d’inquadrarlo in contre-plongée ingigantendo la sua figura che incombe sugli altri personaggi costretti sempre ad alzare lo sguardo per poter parlare con lui. La posizione che occupa all’interno dell’inquadratura sembra essere sempre privilegiata perché gli permette di avere tutto sotto controllo: in casa di Thérèse o durante l’interrogatorio, Silien è in piedi, spalle al muro in modo tale da poter osservare il resto dell’ambiente e i suoi abitanti. Al contrario Maurice sarà più volte inquadrato in una posizione di subordinazione che ne rivela la debolezza: in plongée, steso sul letto o seduto sulla sedia accanto alla scrivania del commissario, la sua figura è sempre perseguitata e oppressa dai corpi degli altri personaggi le cui ombre s’ingigantiscono sulle pareti delle stanze.
Ancora da sottolineare restano altri tratti della personalità di Silien che sono quelli dell’eroe/asceta e che lo allontanano dall’eroe del noir/Maurice.
La sua professionalità e il suo narcisismo, inteso come contemplazione e compiacimento per il lavoro ben fatto si oppone alla non professionalità e all’imprecisione di Maurice, trasformandosi anche in uno dei più grandi motivi di vulnerabilità. Il valore del lavoro compiuto in modo perfetto a volte rende cieco l’eroe/asceta che non si rende conto di trovarsi di fronte al pericolo: accade così per Silien, accadrà la stessa cosa per Jef che sarà braccato dal suo stesso mandante.

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