Maurice
Analizzando in modo più attento il film Le Doulos ci rendiamo conto che potremmo dividerlo esattamente in due parti: la prima in cui il protagonista è Maurice, la seconda invece che vede come protagonista assoluto Silien e in cui ci viene svelata a poco a poco la rilevante importanza che quest’ultimo assume nello sviluppo dell’intreccio. Se nella prima parte gli eventi si susseguono in modo caotico e scoordinato, nella seconda parte tutto ciò a cui lo spettatore aveva assistito si riconnette e assume senso nella verità raccontata da Silien. Questa divisione rispecchia le caratteristiche dei due personaggi: Maurice è il caos e l’imprecisione, Silien è la perfezione. Fra i due sussiste un rapporto di complementarietà che non permette all’uno di esistere senza l’altro: Silien e Maurice sono legati dallo stesso destino perché interscambiali in un continuo ribaltamento dei ruoli con il quale il regista gioca per confondere lo spettatore. Indicativo il nostro primo incontro con entrambi: la silhouette di Maurice attraversa in penombra una periferia desolata all’inizio del film, la sagoma di Silien appare dietro la porta di casa di Thérèse come un’ombra i cui tratti sono impossibili da decifrare. Due ombre quindi che permetteranno a Melville di creare una serie di equivoci intorno ai due uomini. Questo sin dai titoli di testa: dopo la frase con la quale il regista spiega il significato del termine “doulos”, si susseguono su sfondo nero i nomi dei produttori e il nome di Jean-Paul Belmondo. A questo punto in dissolvenza d’apertura, un uomo in penombra di cui riusciamo a distinguere a malapena la silhouette, vestito con impermeabile e cappello, cammina lungo il marciapiede sotto il ponte ferroviario. Saremmo subito portati ad associare questa silhouette al nome di Belmondo e alla frase che abbiamo appena letto. Ma ecco la prima smentita: il protagonista e l’informatore della polizia non è Belmondo, ma forse questo personaggio interpretato da Reggiani. Dopo qualche minuto, alla figura in luce di Maurice/Reggiani si sovrappone il titolo del film “le doulos” e una variazione di tono della colonna sonora, sottolinea questo momento. Nella mente dello spettatore si fa strada la prima certezza: Maurice è l’informatore. Ma già dalla sequenza successiva, grazie al dialogo con Gilbert, capiamo che probabilmente non si tratta di lui, ma di Silien. Conosceremo quest’ultimo soltanto durante terza sequenza del film. Se confrontiamo le prime inquadrature di Maurice e Silien con quella appena successiva di un altro personaggio, cioè di Jean, notiamo come il regista abbia realmente voluto creare intorno ai primi due un velo di ambiguità e mistero. Mentre l’arrivo di Jean è raccontato in modo piuttosto classico: suonano alla porta, Silien va ad aprire, Jean entra e attraversa il campo verso sinistra, in P.A. e con il corpo perfettamente in luce (mentre Maurice urla dall’altra stanza: “ Qui est- ce?” e Silien risponde “C’est Jean!”), l’incontro con Silien è completamente diverso. Questi precede di qualche minuto l’arrivo di Jean a casa di Thérèse: suonano alla porta, Maurice si alza dal letto per andare a rispondere. Una panoramica a 180° ci permette di seguirlo e nello stesso tempo ci mostra completamente l’ambiente nel quale si svolgerà la sequenza appena iniziata (la terza per l’appunto). Maurice è di spalle in M.P.P. di fronte alla porta. La apre. Dietro di essa appare in M.P.P. la sagoma di un uomo con cappello e impermeabile, completamente in ombra e nettamente staccata dal fondo, grazie ad una luce che proviene dalle spalle e che attribuisce bidimensionalità alla figura. Non è possibile riconoscere l’uomo, il cui nome non viene pronunciato molto più avanti, quando Jean spiega a Maurice il motivo per cui era al corrente del suo nuovo indirizzo (“…C’est toi qui me l’as donné! Il y a quinze jours quand je t’ai ramené avec Silien…”) e dovremo aspettare ancora per poter finalmente associare alla silhouette il nome dell’attore Jean-Paul Belmondo.
Due uomini dunque le cui ombre sono tanto simili da essere facilmente confuse e che porteranno Kern ad uccidere accidentalmente Maurice nella sequenza finale. Causa principale di questa confusione è nel loro abbigliamento, soprattutto in quel cappello, indumento feticcio, simbolo di tradimento e di espressione di forza. Chi indossa il cappello è un informatore della polizia, questo è quello che Melville premette prima di farci entrare nel suo mondo. Silien e Maurice lo indossano, ma anche la polizia. Allora come fare a capire chi è veramente l’informatore? Saremmo portati a credere che sia Maurice, a causa della spregiudicatezza con cui uccide Gilbert, che si oppone alla sincera preoccupazione di Silien per il futuro dell’amico. Ma le parole pronunciate da Gilbert prima di morire aggiunte a quelle di Thérèse subito dopo l’incontro con Silien, insinuano il tarlo del dubbio nella mente dello spettatore e lo portano ad avere un atteggiamento di diffidenza nei confronti del personaggio interpretato da Belmondo. Dubbi che accompagneranno lo spettatore sino alla penultima sequenza e che non caratterizzeranno invece il rapporto che questi instaura con Maurice, nonostante la sua doppiezza e il suo cinismo siano molto più evidenti.
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