2.1 La tragedia di un uomo ridicolo
La compagnia di avanspettacolo "Polvere di stelle" riparte da un paesino di provincia dopo un insuccesso. Sul treno Liliana Antonelli (Carla Del Poggio), una giovane lettrice di Bolero film scappata di casa, si presenta al capocomico, il fucinatore di ilarità Checco Dalmonte (Peppino De Filippo), che cerca subito di approfittare di lei, ricevendone in cambio solo uno schiaffo.
Liliana riesce comunque ad entrare nella compagnia. Qui ottiene subito un grande successo, per la verità favorito da un "incidente" non voluto ma assai piacevole per gli spettatori: in scena le cade la gonna. L'entusiasmo del pubblico per tale imprevisto finisce col far arridere alla compagnia tutta un insperato successo e al tempo stesso promuove Liliana al rango di soubrette.
Checco si invaghisce disperatamente di lei, lascia la sua compagna - la trasformista Melina Amour (Giulietta Masina) - e cerca di lanciarla nel mondo della rivista. Liliana lo usa per accalappiare un famoso impresario della capitale che la farà entrare in un importante spettacolo. Checco ne esce distrutto; la rivista che aveva organizzato per Liliana crolla miseramente, viene cacciato dalla pensione in cui viveva e, senza soldi, ritorna nella vecchia compagnia e da Melina Amour che è ancora innamorata di lui. Sul treno che li riporta, per l'ennesima volta, negli scalcinati teatri del Lazio, nota una bella ragazza e inizia a farle la corte...
2.2 Un difficile debutto
2.2.1 Sfida ai produttori
La prima opera di Fellini come regista è, in realtà, solo relativamente tale. L'iniziativa per la realizzazione di questo film parte, infatti, da Lattuada che, dopo la realizzazione de Il mulino del Po, non è più riuscito a portare in fondo una pellicola per l'opposizione dei produttori ai suoi progetti ritenuti scomodi. A seguito dell'ennesimo progetto abortito, Lattuada decide di intraprendere la strada della produzione, proprio per aggirare le pastoie burocratiche e censorie che gli erano state imposte fino ad allora dalle case produttrici. In questa operazione coinvolge il giovane sceneggiatore Federico Fellini e lo convince a fare il grande salto nella regia.Forte anche della presenza di sua moglie Carla Del Poggio - a quei tempi una delle attrici più ricercate - e di Peppino De Filippo. Lattuada mette così in atto i concetti da lui espressi in alcuni interventi pubblici come in un convegno a Perugia nel 1949, dove disse testualmente: "Io non credo ad altre soluzioni del problema se non a quella che dia autonomia di creazione al cinema, lo metta in grado di essere un fatto individuale... Abbandonato a se stesso, il cinema cade nelle mani della speculazione più volgare."
Dopo alcune riunioni orientative, la scelta del soggetto cade sul mondo dell'avanspettacolo, una decisione ovviamente influenzata da Fellini e dal suo cosceneggiatore Pinelli, che quell'ambiente conoscevano perfettamente per averlo frequentato assiduamente nel decennio precedente.
In questo mondo l'autore romagnolo era entrato nel 1939 quando, per la rivista Cinemagazzino (una delle molte a cui collaborò in quel periodo), aveva realizzato una serie di interviste per spiegare ai lettori del settimanale che cosa era l'avanspettacolo. Tra gli intervistati figurava Aldo Fabrizi che, preso da simpatia per il giovane cronista, lo assunse poco dopo per scrivergli i testi di alcuni suoi sketch. Fellini era già discretamente famoso per le rubriche che teneva al Marc'Aurelio, il settimanale satirico più venduto tra i giovani in quegli anni. La palestra del Marc'Aurelio, insieme proprio all'avanspettacolo, è stata determinante per la nascita di una scuola di sceneggiatori capaci di adattarsi ad ogni forma di spettacolo (rivista, prosa e televisione) e ad ogni tipo di genere cinematografico. Vi parteciparono Zavattini, Maccari, Marchesi, Metz, Steno, Verde e altri che costituiranno il fulcro su cui si innesterà il felicissimo momento del cinema nostrano del dopoguerra con il neorealismo prima e la commedia all'italiana poi.
L'amicizia con Fabrizi apre a Fellini le porte dell'avanspettacolo che esercita su di lui una profonda influenza al punto che il ricordo di questa forma di teatro tornerà spesso anche in altre pellicole, quali I vitelloni, Le notti di Cabiria, Roma. Queste frequentazioni gli permisero di conoscere fino in fondo personaggi e luoghi che ha poi riproposto in Luci del varietà.
|