Dossier:

Federico Fellini: Oltre l'estetica neorealista a cura di Giovanni Scolari

La strada (1953)
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5.4     L'Italia parcellizzata

5.4.1   Rossellini, maestro dimenticato

La polemica che coinvolge Fellini non porta poi così bene al suo film che non ripete, in Italia, il successo de I vitelloni. Va, infatti, decisamente meglio a Senso di Visconti che raggiunge il nono posto della classifica stagionale delle pellicole italiane anche se con un costo di produzione decisamente superiore.
Per il resto gli incassi stagionali premiano ancora la produzione cosiddetta commerciale ed in modo particolare la riduzione di "grandi classici" come l'Odissea di Omero che è trasposto cinematograficamente in Ulisse di Mario Camerini - primo con un incasso di 1.375.000 - e Giulietta e Romeo di Renato Castellani che ha introitato circa 700 milioni di lire. E' singolare poi il successo di tre pellicole che hanno Napoli e il suo entroterra al centro della vicenda anche se non esplicitamente citato nel titolo: Pane, amore e gelosia di Comencini; Carosello napoletano di Giannini; L'oro di napoli di Vittorio De Sica. A questi si potrebbe aggiungere anche Siamo uomini o caporali?  per la regia di Mastrocinque che ha come protagonista assoluto Totò che rientra però in un fenomeno diverso più attinente alla commedia all'italiana.
Nella stesso anno il pubblico rifiuta (come aveva già fatto durante gli anni precedenti con opere del calibro di Germania anno zero, Francesco Giullare di Dio e Europa '51) e in maniera netta e inconfutabile Roberto Rossellini, che esce nelle sale con tre diverse opere: Viaggio in Italia, Giovanna d'Arco al rogo e La paura. Il film che, si fa per dire, ottiene il maggior successo, o meglio il minor insuccesso è il primo, che incassa appena 50 milioni. E' probabile che il battage pubblicitario derivato dalla diatriba causata dalla contestazione sorta in occasione della premiazione del Festival di Venezia abbia funzionato da richiamo per i film di Fellini e Visconti a differenza di altre opere d'autore più trascurate dall'opinione pubblica.
Rossellini, che si è da tempo avviato per una sua personalissima interpretazione della realtà e dell'arte cinematografica, è autore troppo scomodo per poter essere ridotto a simbolo, sia pure improprio come abbiamo visto per Fellini e Visconti, di una parte politica. Anzi si può dire che "senza recidere i legami con la materialità dello sguardo sul reale, il cinema rosselliniano ha cercato di percorrere alcune strade dell'astrazione e di una militanza cattolica che respirasse un clima meno intossicato ideologicamente da quello in cui si muoveranno chiesa e cattolici in quegli anni." Si può concludere che i film di Rossellini siano danneggiati dalla loro impoliticità? Non bisogna dimenticare che il pubblico accetta con molte difficoltà opere così impegnative e così pregne di sottintesi filosofici, ma è indubbio che il disconoscimento di colui che è il padre del neorealismo e unico maestro di Fellini, per sua stessa ammissione, è un fenomeno di rimozione che pesa sulla cultura italiana del periodo.
Tutto ciò è causato dalla netta divisione che si crea nella cultura italiana, nelle istituzioni e nei luoghi di potere. Questo processo di parcellizzazione fa nascere tante piccole cellule corporative che si aggregano a seconda del referente politico a cui si rifanno per sopravvivere e che da questo sono utilizzate per attingere consensi elettorali e propagandistici. La nascente partitocrazia svolge negli anni '50 un intenso "lavoro di fondo per far diventare politicizzato ogni pezzo della vita degli italiani. Lavoro fatto molto a fondo, molto attentamente. Le strutture dei partiti si sono infilate in tutti i gangli della vita italiana e quindi anche del cinema. In tal senso la sinistra ha sempre lavorato per attrarre verso di sé gli intellettuali  nonostante quasi tutti i registi fossero di quell'area politica. Anche se gli artisti poi sono totalmente anarchici, ognuno è iscritto al partito di se stesso." Gli effetti sul pubblico sono comunque limitati al battage pubblicitario che si scatena in seguito alle polemiche e alle forti contrapposizioni. Come vedremo anche per La dolce vita, le diatribe  ideologiche di qualsiasi tipo fanno incassare solo se portano con sé scandalo e morbosa curiosità.

5.4.2    Pubblici concubini

Se il mondo politico si sta volgarmente spartendo il potere nei vari settori della vita economica e sociale, gli italiani sono concentrati solo sui benefici che lo sviluppo economico, non ancora giunto al suo culmine, sta portando. Tutto - abitudini, consumi, tradizioni - viene sconvolto da questa marea di novità che si unisce al travolgente successo della televisione di stato.
Questa rapida evoluzione colpisce anche l'istituto più sacro e intoccabile d'Italia: la famiglia.  Tuttavia l'analisi che Fellini fa della vita di coppia viene sottaciuta, dimenticata, si preferisce confinarla nel campo della incomunicabilità tra esseri umani.
 Il clima avvelenato è evidente in un episodio del 1957 quando l'allora vescovo di Prato, Pietro Fiordelli, classifica come "pubblici concubini" due giovani che si sono sposati solo civilmente in una lettera al loro parroco. La lettera, poi diffusa in parrocchia, provoca la denuncia del prelato che finisce sotto processo da cui viene assolto in appello dopo la condanna subita nel giudizio di primo grado. Ad influenzare pesantemente il processo intervengono importanti esponenti della DC come l'allora ministro delle finanze Andreotti che qualifica il processo come "un impressionante episodio di laicismo anticlericale, che dobbiamo combattere come il comunismo". Anche il presidente del consiglio Adone Zoli interviene appoggiando il proprio ministro "perché sul caso del vescovo si è instaurata una speculazione politica."
Non sorprende allora che gli anni '50 abbiano visto una diminuzione dei casi di separazione legale, numero che aumenterà notevolmente non appena si alleggerirà la pressione ed il peso della chiesa nella vita pubblica.
La grande libertà e le speranze che gli italiani avevano al momento della caduta del fascismo sono oramai un pallido ricordo. Ogni aspetto della società viene utilizzato in questa guerra sotterranea tra partiti governativi, in cui la DC troneggia, e l'opposizione dove il Partito Comunista è leader incontrastato. Chi è fuori da questa logica viene attaccato, contestato. Fellini, che nel 1954 era l'alfiere del cinema cattolico, nell'anno successivo viene abbandonato a se stesso dopo l'insuccesso de Il bidone, quando parte della critica si pone come obiettivo la distruzione del personaggio Fellini e del suo modo di fare cinema.

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