Dossier:

Federico Fellini: Oltre l'estetica neorealista a cura di Giovanni Scolari

La strada (1953)
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5.3    L'Italia a motore

5.3.1    Dalla vespa all'utilitaria

Il simbolo più immediato di questo film è la motoretta. La stessa con cui Zampanò percorre l'Italia per raggiungere fiere, sagre, mercati e circhi, è anche il  simbolo della motorizzazione di massa che avviene nel decennio. La improbabile vettura a tre ruote che Zampanò usa non è certo protagonista di questo fenomeno - il girovago peraltro dice che è di fabbricazione americana - ma è sintomo dell'evoluzione dei mezzi di trasporto nella penisola.
L'inizio di questo processo risale alla primavera del 1946 quando esce sul mercato un nuovo veicolo a due ruote: la Vespa, che montava il motorino d'avviamento per aerei costruito durante la guerra dalla fabbrica Piaggio e che costava solo 80.000 lire. L'anno successivo appare anche la Lambretta che si pone in concorrenza con il modello precedente e rende sempre più effervescente il settore che passa dai 106.095 motoveicoli in circolazione nel '46 ai 465.576 del 1949, anno del grande boom a cui segue un'ascesa continua fino agli oltre 3 milioni di motoveicoli su strada del 1957. Grazie allo sviluppo della motorizzazione, le possibilità di movimento dell'italiano medio aumentano notevolmente e questo comporta una ridefinizione della concezione dello spazio ed una maggiore possibilità di allargare il raggio delle proprie conoscenze.
L'automobile stenta invece ad imporsi per i costi ancora altamente proibitivi per la maggioranza degli italiani. Nel 1951 vengono, infatti, immatricolati solo 100.000 autoveicoli, un quinto degli esemplari in circolazione. L'utilitaria, tuttavia, stanta ad arrivare. La politica aziendale della FIAT non prevede la messa in circolazione di una vettura di tale genere in quanto non considera ancora giunto il momento e preferisce, insieme alle altre case produttrici, orientarsi su berline di media cilindrata. Solo nel 1955 esce la Seicento a cui fa seguito, nel 1957, la Nuova Cinquecento (la vecchia non è altro che la rinomata Topolino) sull'onda del trionfale successo della precedente utilitaria. Il prezzo d'acquisto è di sole 480 mila lire ed è alla portata di vasti strati della popolazione. Gli effetti sono immediati. Nel 1958 circolano per le strade 1.392.525 vetture che diventano quasi 5 milioni e mezzo nel 1965. Il possesso dell’automobile diventa  status simbol e si impone nell'immaginario collettivo.

5.3.2    Poveri e ignoranti

Certo la vicenda di Gelsomina è ambientata probabilmente alla fine degli anni quaranta, ma le condizioni della sua famiglia sono terribili. La ragazza è infatti orfana di padre ed ha la bellezza di sette fratelli. Tutti vivono in una piccola casa in riva al mare  ma senza introiti di alcun tipo. La sorte di questa ragazza, come d'altro canto della sorella che prima di lei ha subito analogo trattamento, è di essere venduta per sole 10.000 lire ad un bruto che non possiede un briciolo di pietà. Le condizioni della famiglia della giovane non sono assolutamente campate in aria come dimostra il rapporto della già citata Commissione Parlamentare sulla povertà che ha dichiarato che nel 1953 in Basilicata ogni vano costruito ricoverava in media due persone e mezzo. Abbiamo già visto poi nel corso del primo capitolo i dati relativi all'alimentazione degli italiani all'indomani dell'evento bellico che confermano la miseria in cui ci si dibatteva.
A questa condizione precaria si aggiungeva un livello di istruzione misero e una condizione igienico - sanitaria difficile.
Nel censimento del 1951 risulta, infatti, che nella popolazione superiore a sei anni i laureati non sono neppure l'un per cento, 0,99 per l'esattezza, mentre gli analfabeti sono quasi 5 milioni e mezzo, vale a dire il 12,89 per cento degli italiani. Inoltre il 75% circa ha raggiunto al massimo la quinta elementare e non è difficile immaginare che parecchie di queste persone siano poi incorse nell'analfabetismo di ritorno.
Da questi numeri si evince in tutta la sua gravità la drammatica situazione in cui si trova la scuola italiana dopo la seconda guerra mondiale. A questo quadro sconsolante si aggiunge il fatto che almeno 27 milioni di italiani non parlano la lingua nazionale ma solo il dialetto.
La situazione igienico - sanitaria non è certo migliore, nel 1950 pochissime famiglie dispongono di acqua corrente, e solo il 27% del gabinetto. L'igiene personale è affidata ai metodi tradizionali fatti in casa e l'abbandono di queste abitudini sta ad indicare la rapida maturazione degli italiani. Quello che nel dopoguerra era considerato un lusso nel 1960 è già diventato di uso comune, come il dentifricio o i cosmetici.
Tutte queste tare non sono solo frutto e conseguenza della guerra, che pure ha giocato un forte ruolo, ma è anche figlia di una volontà precisa di mantenere in una condizione di estrema ignoranza gli strati più poveri della società. Ignoranza che ricade soprattutto sulle persone più  deboli come gli anziani o gli handicappati. Esemplare è il caso in cui Gelsomina incontra, nella cascina dove si sta tenendo il pranzo di nozze, un ragazzino, probabilmente ritardato, chiuso in una stanza, isolato dal mondo esterno che lo considera un peso morto e una vergogna da occultare. O ancora una cosa da deridere come fanno i bambini che portano Gelsomina nella stanza. La ragazza - ma questa è poesia, non storia - riuscirà in un breve istante a penetrare il suo mondo ferito. I più deboli sono anche i bambini, così spesso protagonisti dei film realizzati nell'immediato dopoguerra, che assistono immobili e divertiti ai colpi di frusta che Zampanò infligge a Gelsomina quando questa non comprende cosa deve fare durante lo spettacolo. I più deboli sono questi poetici girovaghi condannati all'estinzione perché non conformi allo spirito di una nuova società che avanza.

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