Dossier:

Federico Fellini: Oltre l'estetica neorealista a cura di Giovanni Scolari

Le notti di Cabiria (1957)
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7.3  Guerre e silenzi

7.3.1 La "missione" di Lina Merlin

Probabilmente per facilitare la lavorazione e la distribuzione del film, Fellini e Pinelli si recano  dalla senatrice Merlin promotrice del progetto di legge per la soppressione delle case chiuse. I due, esterrefatti, assistono ad una dimostrazione pratica della senatrice socialista che mostra loro sulla lavagna come le case di tolleranza fossero da abolire sulla base di un calcolo che aveva come elementi il numero di orgasmi di cui ha bisogno mediamente un uomo rapportato al numero di donne esistenti. Inoltre, la Merlin rammenta le parole che sua nonna le disse al momento del matrimonio: "Ringrazia le puttane se ti puoi sposare in bianco!" Questa affermazione era una delle molle che l'avevano spinta a presentare il progetto di legge.
La personale guerra intrapresa  da Lina Merlin contro le case di tolleranza è iniziata nel 1949, quando la senatrice socialista ha presentato per la prima volta in parlamento una proposta di legge in tal senso. Decaduto nel corso della legislatura, il progetto viene ripresentato in Senato nel 1953 per essere approvato il 21 gennaio 1955. Nell'ottobre dello stesso anno passa alla Camera dove inizia una lunga discussione che ha termine solo tre anni dopo con la definitiva promulgazione della legge che porta ad uno sconvolgimento del costume degli italiani.
L'iter parlamentare della legge è stato particolarmente tribolato. Se le forze di sinistra vedevano nella regolamentazione una forma di oppressione sociale che serviva solo a coprire i soprusi della borghesia che utilizzava il regolamento per sfogare i bassi istinti con donne ritenute di classe inferiore; per molti esponenti democristiani questo sistema diminuiva i rischi di contagio fisico e morale e costituiva uno scudo contro il disordine. Quindi, pur essendo obbligati, in quanto cattolici, a disapprovare la legalizzazione continuata del peccato da parte dello stato, mancava ogni volontà di facilitare la discussione della legge e la sua successiva approvazione. Altro argomento forte era la risoluzione dell'ONU che nel 1947 aveva condannato le case chiuse e il fatto che l'Italia era rimasto il solo paese occidentale a possedere ancora una legislazione di tal genere.
E' difficile trovare dati completi sul numero di prostitute in Italia nel periodo, tuttavia ad un convegno organizzato a Roma nell'aprile del 1950 dalla Società di Medicina Sociale, si afferma che le case aperte in Italia sono 717 con una presenza media di circa 4.000 meretrici. La paura di una diffusione incontrollata delle malattie veneree, che si è verificata puntualmente nel 1959, è uno degli argomenti portati dagli antiabolizionisti.
Prevalsero, ovviamente, gli abolizionisti che promettevano così di "porre fine alla schiavitù delle prostitute che garantiva gli interessi di un gruppo ricco, ben organizzato e seminascosto."
Gli abolizionisti contavano anche sul fatto che molte prostitute scegliessero di cambiare tipo di esistenza se fosse stato mostrato loro che esistevano possibilità alternative di vita.
Il voto finale alla Camera, 385 a favore del disegno di legge e 115 contrari, dimostra la spaccatura nel paese. L'alto numero dei voti contrari - solo il MSI e alcuni esponenti del partito monarchico avevano espresso pubblicamente il loro dissenso - mostra come moltissimi deputati di tutte le estrazioni politiche erano a favore della regolamentazione.
Nella società civile moltissime furono le reazioni negative alla chiusura dei "casini". Pinelli sostiene che è stato un trauma collettivo, la scomparsa di una istituzione che faceva parte integrante della società e del modo di pensare della gente. A prescindere dal parere di Pinelli, vale la pena di ricordare la posizione assunta da personaggi come Aldo Palazzeschi e Indro Montanelli. La loro posizione e quella di altre importanti personalità fornisce una patente di credibilità all'episodio del divo mostrato nel film. Se anche un divo del cinema rimorchia una prostituta senza nessuno scrupolo o vergogna - un comportamento che peraltro si ripete ne La dolce vita - è evidente che nel costume degli italiani esisteva un atteggiamento ben diverso (almeno per la parte maschile) verso il fenomeno da quello che la Merlin credeva o voleva far credere.
Tutta questa discussione appare certo strumentale, come dimostra il film di Fellini, in quanto la prostituzione non era certo affare solo di 4.000 "lucciole" autorizzate. La passeggiata archeologica, dove si muove Cabiria, era popolata da donne e uomini disperatamente alla ricerca di un guadagno e che, a prescindere da ogni tipo di regolamentazione, erano presenti  sulle strade di tutta Italia.
Questi esseri umani vivono, come dice esplicitamente Cabiria, sotto i ponti, in case diroccate. Lei, invece, proclama orgogliosamente al divo che ha una casa tutta sua con l'acqua, la luce e il gas. Una abitazione che è un cubo di cemento, con una sola finestra, piazzato in mezzo alla campagna di Acilia, alla periferia di Roma. Un buco che è così appetito da essere immediatamente acquistato quando la ragazza se ne disfa nel momento in cui accetta la proposta di matrimonio di Oscar. Quando abbandona la casa le subentra una famiglia di sette persone che ha portato tutti i mobili di casa su di un carretto trainato dal capofamiglia.

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