8.3 Un ambiguo miracolo
8.3.1 Segnali contraddittori
Boom economico. Le parole magiche che vengono sempre ripetute riferendosi ai "mitici" anni sessanta divenuti, nella memoria collettiva, l'Eldorado della nazione. Si scopre, invece, che in termini meramente quantitativi - aumento del PIL, del reddito nazionale netto, del valore aggiunto industriale - questo termine, boom, è assolutamente fuori luogo. In realtà la sensazione del benessere è causata da una serie di fenomeni che, sviluppatisi in precedenza, raggiungono il loro culmine tra il '58 e il '63. In questo periodo si registra, infatti, il raggiungimento della piena occupazione (3% nel 1962), la progressione costante dei salari e la notevole impennata dei consumi privati. Tuttavia il pieno impiego è tale solo sui diagrammi statistici e lo sviluppo economico non solo non è stato supportato da una offerta aggiuntiva di servizi (casa, scuole, ospedali), ma ha anche avuto profonde ripercussioni sul piano sociale determinando quello spaesamento, causato anche dalla fortissima immigrazione, così bene individuato da Fellini.
Inoltre, l'incremento dei consumi risponde a bisogni ed esigenze materiali e non ad una crescita dell'utilizzo di beni superflui. Nel 1962, infatti, la spesa per commestibili e vivande è ancora pari al 47,5% delle uscite complessive della famiglia italiana e, se vi si aggiunge il tabacco, la percentuale sale al 51,4%. Le abitudini alimentari subiscono, invece, profonde modifiche. I cereali secondari (orzo, segala, mais, avena) vengono sostituiti dal pane bianco e dalla pasta di grano duro; i legumi perdono il requisito di piatto-base per divenire semplici contorni. E' la carne a divenire l'alimento quotidiano degli italiani.
Insomma, come disse Vittorio Valletta (amministratore delegato della FIAT) nel 1961, le cose sarebbero andate bene fino a quando gli italiani non avessero raggiunto il benessere detenuto dagli altri popoli occidentali. Il miracolo era per lui, come ebbe occasione di dichiarare l'anno seguente, solo il raccorciamento di distanze rispetto alle posizioni più avanzate dell'Occidente Europeo.
Rimanevano, infatti, seri problemi da risolvere come lo squilibrio esistente tra il nord e il sud aggravato dalla fortissima emigrazione verso le regioni più industrializzate. E' vero che tra il '56 e il '60 gli investimenti sono consistenti anche nel Mezzogiorno (poco più del 43% del totale), ma non toccano i problemi strutturali che sono alla radice delle difficoltà economiche del meridione.
I problemi sopra elencati non fermano l'inarrestabile avanzata economica della nazione. Tra il '58 e il '63 il tasso di crescita annuo del prodotto interno lordo è del 6,3 per cento, gli investimenti in macchinari e impianti industriali aumentano del 14% all'anno, la produzione industriale viene raddoppiata, con alla testa i settori metalmeccanico e petrolchimico dove IRI e ENI giocano un ruolo molto importante. Determinante per lo sviluppo economico italiano è anche l'effetto del Mercato Comune Europeo nato, dopo non poche difficoltà e defezioni, il 25 marzo 1957 a Roma con l'adesione di Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo ed entrato in vigore dal 1 gennaio 1958. Il trattato prevede l'abbassamento graduale delle tariffe doganali fino alla libera circolazione delle merci, della forza lavoro e dei capitali. L'esportazione verso i paesi della CEE, facilitata dal basso costo della manodopera che permette di entrare sul mercato con prezzi concorrenziali, passa dal 23% del 1953 al 29,8 del 1960, ad oltre il 40,2% nel 1965.
Il miracolo economico porta con sé, ovviamente, anche un inizio di consumismo, che sia pure limitato ad una parte non ancora elevata della popolazione, manifesta il desiderio di mostrare il benessere raggiunto con lo sfoggio di qualche status symbol. Veicolo del consumismo è la pubblicità che, sia pure in forma limitata, fa la sua apparizione anche sui teleschermi. Nasce, infatti, il 3 febbraio 1957, Carosello che diventa immediatamente un appuntamento fisso nelle case degli italiani per la sua ironica e quasi fiabesca carica. Contemporaneamente si impongono anche nuove mode e dei comportamenti standard che si rifanno al cinema dove i nuovi idoli giovanili si chiamano Marlon Brando e James Dean che fanno della ribellione il loro motivo di vita. I giovani si riaggregano in nuove forme di classe che si distinguono dai capi d'abbigliamento indossati come i blue jeans o il giaccone di cuoio. |