3.2.3 "Dove comincia la vera vita"
Mentre l'avanspettacolo rappresentava il luogo dove il maschio italiano poteva dare libero sfogo ai propri istinti, la donna era invece soffocata dal suo ruolo di angelo del focolare all'interno di una società patriarcale che la sovraccaricava di doveri. L'apparizione del fotoromanzo crea quell'isola deserta in cui la donna può essere libera di sognare senza più controlli e retaggi. Anche la protagonista del film, Wanda, vive in questa dimensione. Quando parla con la direttrice di "Incanto Blu", la rivista che pubblica Lo sceicco bianco, le rivela che: "Tutta la settimana aspetto soltanto il sabato che mi porti il mio giornaletto. Vado a prenderlo alla stazione, poi... corro a casa e mi chiudo nella mia stanzetta..... e lì, comincia la mia vera vita".
E' questo un atteggiamento assai probabilmente condizionato dal precedente isolamento culturale interrotto nel dopoguerra dalla massiccia introduzione di film statunitensi che portano con sé un nuovo modello di vita. La diffusione di questo modello è però rallentato dalle difficoltà che l'Italia incontra nella ricostruzione della rete dei trasporti, profondamente lesionata durante la guerra. Unici mezzi di propaganda erano quindi il cinema ed il fotoromanzo. Quest'ultimo poteva giungere ovviamente ovunque ed era disponibile a prezzi notevolmente abbordabili. Se il prezzo medio di un film nel 1950 era di 88 lire, la rivista Super Cinema di dicembre contenente la riduzione de Il brigante Musolino con Amedeo Nazzari e Silvana Mangano, rubriche e scritti di Gina Lollobrigida costava solo 30 lire. Andare al cinema non comportava solo una spesa superiore; la vera difficoltà era la diffusione delle sale cinematografiche su tutto il territorio nazionale. Alla fine della guerra funzionano solo 600 sale che diventano 3013 già nel 1949 (di cui ben 1192 in Piemonte e in Lombardia e 472 nel Veneto). Questo aumento era determinato non solo dalla ripresa del settore, ma anche della intensa opera compiuta dal mondo cattolico in quel decennio per controllare il più possibile anche questo mezzo di comunicazione. Nonostante l'incremento costante del numero delle sale, era impossibile raggiungere tutte le località e certamente non i piccoli centri come Altovilla Marittima (località inesistente), da dove si presume provengano i due sposini. Un luogo dove una ragazza come Wanda non può passeggiare da sola per il corso senza essere importunata da qualche giovanotto come lei stessa afferma durante il colloquio con la direttrice del giornale..
In un paese di tale ristretta mentalità è facile ipotizzare una totale ignoranza dell'evoluzione dei costumi in atto nella società italiana ed è dunque comprensibile come in Luci del varietà l'uomo con l'oca possa realmente essere creduto un fachiro indiano. Così in questa opera diviene giustificabile lo stupore mostrato da Wanda quando vede la troupe del fotoromanzo aggirarsi in abiti da scena. Non importa se il beduino parla in stretto dialetto romano, lui è un arabo DOC, il trait d'union con il mondo delle sue fantasie. L'apparizione dello sceicco bianco è conseguente, l'eroe dei suoi sogni ancora profondamente infantili è su di un'altalena che lei immagina posta molto in alto, un'altalena che è ancora oggetto dell'infanzia in cui Wanda vive.
3.2.4 Fotoromanzo è peccato
L'influenza di questo mezzo di comunicazione è confermata dal suo immenso sviluppo. Si calcola che la tiratura complessiva di questi periodici nel 1949 fosse di 2 milioni di copie, con un numero di lettori che raggiungeva i 5 milioni le vendite massime erano registrate da Grand Hotel con la ragguardevole cifra di un milione di copie. La diffusione dei fotoromanzi era poi aiutata dalla loro semplice veste grafica e dal realismo dei disegni o delle fotografie che ne permettevano la fruizione anche agli analfabeti.
Ad un fenomeno di questo tipo la chiesa non poteva restare indifferente. Le vicende dei fumetti riguardavano, infatti, un argomento a forte rischio: la famiglia. Come già detto la chiesa, di fronte ai primi timidi tentativi di intavolare una discussione sul divorzio, si era immediatamente attivata affinché questi approcci cadessero nel ludibrio generale, aiutata in questo dalla sinistra che non voleva mostrare il fianco alla propaganda anticomunista. Alla condanna della gerarchia ecclesiastica, che aveva classificato la lettura di un fotoromanzo tra i peccati da dichiarare in confessione, si aggiungeva la riprovazione degli ambienti culturali laici e di sinistra che consideravano negativamente il fenomeno per il sentimentalismo dolciastro e la spinta ad evadere dai problemi della società. Era inevitabile dunque che Grand Hotel fosse subito attaccato da chi, tra i cattolici, temeva lo stravolgimento dei valori propugnati dalla propria dottrina. A seguito degli anatemi ecclesiastici le case editrici accentuano così le tendenze moraleggianti delle trame dei fotoromanzi al punto di sottoporre alcuni romanzi a catastrofici stravolgimenti pur di non prestare il fianco a critiche di alcun tipo. Esemplare è l'esempio del "Conte di Montecristo", pubblicato su Bolero Film, dove l'eroe di Dumas è colpito improvvisamente da una crisi mistica che lo fa ravvedere. Non mancano però delle eccezioni, sia pur rare, come alcuni racconti divorzisti di Milena De Sotis, pseudonimo di Gabriella Parca e Marcello Argilli. L'atmosfera pesante è ulteriormente dimostrata dall'esclusione, operata sia da Mondadori che da Rizzoli, di Bolero Film e Sogno dall'elenco ufficiale delle loro testate nonostante i sostanziosi contributi che le due riviste portavano ai bilanci.
Si spiega facilmente così l'insistenza degli editori nel sottolineare le finalità educative delle pubblicazioni e l'estrema attenzione nel proporre storie che non urtassero in alcun modo la potente censura cattolica.
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