Dossier:
Federico Fellini: Oltre l'estetica neorealista a cura di Giovanni Scolari
Il cinema di Fellini rappresenta agli occhi del mondo il meglio della cultura italiana e, nonostante i pareri di parte della critica di sinistra, l'erede del neorealismo. A testimonianza di questo basta riportare la recensione del critico francese Andrè Bazin, uno dei punti di riferimento della nouvelle vague, che dice: "Ciò che non sono poi tanto lontano dal pensare è che Fellini va più in là nell'estetica neorealista, tanto in là da traversarla e trovarsi dall'altra parte."
Luci del varietà (1950)
La compagnia  di avanspettacolo "Polvere di stelle" riparte da un paesino di provincia dopo un insuccesso. Sul treno Liliana Antonelli (Carla Del Poggio), una giovane lettrice di Bolero film scappata di casa, si presenta al capocomico, il fucinatore di ilarità Checco Dalmonte (Peppino De Filippo), che cerca subito di approfittare di lei, ricevendone in cambio solo uno schiaffo.

 

Lo sceicco bianco (1952)
Due giovani sposini in viaggio di nozze, Ivan Cavalli (Leopoldo Trieste) e Wanda (Brunella Bovo), giungono a Roma durante l'Anno Santo del 1950. Il motivo ufficiale di questo viaggio è la partecipazione all'udienza papale e la visita ad uno zio di Ivan, dirigente al Vaticano, che dovrebbe aiutarlo ad ottenere il posto di segretario comunale.

 

I vitelloni (1953)
I Vitelloni sono giovani di famiglie borghesi che passano la loro giornata nell'ozio più completo, sognando amori e avventure. Tali sono, in una piccola città di provincia che somiglia tanto a Rimini, cinque amici: Alberto (Alberto Sordi), Moraldo (Franco Interlenghi), Fausto (Franco Fabrizi), Leopoldo (Leopoldo Trieste) e Riccardo (Riccardo Fellini).
La strada (1954)
Gelsomina (Giulietta Masina) è una povera orfana dall'animo semplice. La madre è costretta a venderla per 10.000 lire ad un artista da strada, il rozzo Zampanò (Anthony Quinn) a cui aveva già venduto la figlia maggiore che si scopre essere appena morta.
Il bidone (1955)
"Noi preferiamo IL BIDONE per quel suo coraggio nell'evitare soluzioni liriche, per quella precisa onestà nel rifiutare atteggiamenti simpatici o almeno accettabili nei personaggi, per quell'estrema obiettività di fronte al proprio assunto. Non è NEOREALISMO, d'accordo. Ma è umano. Forse per questo ha fatto paura un po' a tutti e qualcuno ha detto che IL BIDONE delude". Come per "La strada" Fellini esplora il tema della Grazia, cattolicamente ma anche terrestramente intesa, afflato di solidarietà.
Le notti di Cabiria (1957)
Cabiria (Giulietta Masina) è un'ingenua prostituta che vive alla periferia di Roma in un cubo di cemento che lei chiama casa. Il film si apre con Cabiria gettata nel Tevere dal suo ragazzo, Giorgio, che la deruba della borsetta che conteneva solo 40 mila lire. Salvata da alcuni ragazzini, lei non sa nuotare, torna nella sua abitazione dove l'amica e vicina di casa Wanda (Franca Marzi), anche lei prostituta, le fa capire che la caduta non era una disgrazia, come Cabiria finge di credere, ma un tentativo di omicidio. Incredula caccia l'amica, ma poi prende le cose di Giorgio e le brucia.
La dolce vita (1960)
La statua di Gesù è trasportata sopra Roma da un elicottero. La gente osserva l'insolito trasporto con curiosità. Al seguito della statua, su un altro elicottero, c'è il giornalista Marcello (Mastroianni) e il fotografo Paparazzo (Walter Santesso).
Le tentazioni del dottor Antonio (1962)
Un vocina fuori campo, quella di un amorino (Alighiero Noschese), commenta una giornata felice in un quartiere dell'EUR concludendo con "C'è soltanto un signore che ce l'ha con me."
Questo signore è il dottor Antonio Mazzuolo (Peppino De Filippo). Moralista a tempo pieno, durante la notte va a disturbare le coppiette appartate portando con sé la polizia; al varietà cerca di far calare il sipario per non far vedere le procacità delle ballerine; in un ristorante va a coprire con il tovagliolo la scollatura di una signora.
Otto e mezzo (1963)
Guido (Marcello Mastroianni) è intrappolato  nella sua macchina. Fugge da un finestrino e si libra in volo. Il sogno si interrompe per l'ingresso nella camera dell'albergo termale dei dottori che si occupano delle sue cure. Entra anche il critico Daumier che dovrebbe revisionare la sceneggiatura del nuovo film che Guido deve dirigere.

 

 

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