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Il noir americano nel cinema di Jean Pierre Melville a cura di Luisa Carretti |
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Mentre i registi del noir attraverso i loro film raccontavano i cambiamenti nella società americana post-bellica, soffermandosi soprattutto sulla crescente urbanizzazione e sullo stravolgimento dei ruoli di uomini e donne in questa nuova società, Melville dichiara di non essere affatto interessato a questo e di voler costruire una realtà altra, un mondo poetizzato in cui i suoi eroi possano diventare in dei superuomini per cui l’onore è l’unica cosa che conta. In un certo senso Melville ha tentato di rendere poetico un mondo da lui stesso definito come orribile, il mondo dei malviventi. Nelle sezioni che seguono saranno analizzati in modo più approfondito i personaggi protagonisti dei film oggetto di analisi, dimostrando come questi, siano premessa e centro della costituzione dell’universo del regista e come in un certo senso attraverso di essi quest’ultimo abbia raccontato la sua visione della natura umana.
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Melville sceglie come ambientazione la grande città, Parigi, e nello specifico fa vivere e agire i suoi personaggi a Pigalle, centro della malavita e del divertimento basato sul gioco d’azzardo e sullo sfruttamento del sesso. |
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“(…)Più invecchio, più divento classico(…) Il fatto che io mi preoccupi di rendere i personaggi, e le loro motivazioni, più percettibili al grosso pubblico, non lede per nulla la personalità dei miei film(…)Si tratta evidentemente di cinema classico(…)La camera deve stare all’altezza dell’uomo(…)”
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Melville ha più volte affermato quanto per lui l’abbigliamento sia importante nella costruzione dei suoi eroi maschili. Innanzi tutto è da sottolineare il fatto che, come nel noir americano, il mondo dei malviventi sia frequentato da gente vestita in modo impeccabile (e questo premette di confondersi anche ad un certo ambiente), che frequenta locali di lusso e guida automobili americane. |
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Accanto a questi uomini le donne svolgono un ruolo apparentemente insignificante. Innanzitutto Thérèse (la donna di Maurice e di Salignari), incarnazione della femme fatale medio borghese sullo stile di Anna (Yvonne de Carlo) la protagonista di Doppio Gioco. |
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L’eroe in Melville è al centro di un universo che lui è convinto di poter controllare in una sorta di delirio di onnipotenza, ma che alla fine prende il sopravvento, costringendolo alla morte. Morte che può assumere un doppio significato di sconfitta (come nel caso di Silien e Maurice) o di riaffermazione della propria forza e del proprio potere, se indotta dall’eroe stesso (come nel caso di Jef). Il suicidio si trasforma nel trionfo dell’eroe su di un mondo nel quale questi non crede più ma dal quale esige rispetto.
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Analizzando in modo più attento il film Le Doulos ci rendiamo conto che potremmo dividerlo esattamente in due parti: la prima in cui il protagonista è Maurice, la seconda invece che vede come protagonista assoluto Silien e in cui ci viene svelata a poco a poco la rilevante importanza che quest’ultimo assume nello sviluppo dell’intreccio. |
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Silien è il personaggio con il quale Melville inizia il percorso verso l'ascetizzazione del suo eroe. Resta una figura ancora piuttosto ibrida nella quale convergono elementi sia dell’eroe del noir americano sia dell’eroe/asceta. |
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Il protagonista di Le Samouraï rappresenta il completamento della costituzione dell’eroe/asceta da parte di Jean-Pierre Melville.
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Lo specchio e più in generale ogni sorta di superficie riflettente hanno nella filmografia melvilliana un ruolo di primaria importanza. Il regista, mutuando dal noir l’abitudine di moltiplicare i corpi e le azioni dei personaggi, consolida l’ambiguità di uomini e atmosfere. Ma compie anche un passo avanti facendo assumere allo specchio un significato ben più profondo: è l’occasione fornita all’eroe di fare i conti con se stesso osservando la propria immagine riflessa. |
In varie occasioni i critici e il regista stesso hanno puntato l’attenzione sul feticismo riguardo l’abbigliamento dei suoi eroi. Per Melville la scelta dei vestiti della star era un lavoro che gli spettava in prima persona e doveva essere compiuto con un’attenzione quasi religiosa.
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Guardando i film di Melville saremmo spesso spinti a pensare che lui abbia voluto girare delle lunghe “flânerie” per omaggiare la città nella quale ha sempre vissuto e che amava in modo assoluto. |
Sia con Belmondo, sia con Delon e Lino Ventura Melville creava un tale livello d’intesa da portare queste star a diventare l’eroe stesso e a riversare su di esso molta della propria personalità. |
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